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David Bowie 9 febbraio 1996 Casalecchio di Reno

Il mio ricordo di David Bowie

Ho letto la notizia della scomparsa di David Bowie in tarda mattinata, inizialmente l’ho dovuta rileggere una seconda volta per rendermi conto che era successo davvero: il Duca Bianco era malato e da 18 mesi lottava contro il cancro che, alla fine, l’aveva battuto.

Ripresomi dallo shock e lasciando per un attimo da parte l’impareggiabile uscita di scena artistica pensata dal geniale, fino all’ultimo, uomo che ha segnato pesantemente la mia vita musicale, ho iniziato a ripensare ai miei momenti con lui partendo da quei due in cui più di altri siamo stati fisicamente più vicini: quel sabato 8 settembre 1990 allo sfortunato concerto di Modena e quel venerdì 9 febbraio 1996 al concerto di Bologna.

Nel 1990 avevo appena 16 anni, di concerti ne avevo visti ancora pochi ed il Sound+Vision Tour di David Bowie in passaggio alla festa dell’Unità di Modena era un’occasione imperdibile. Andai a quel concerto con un gruppo di amici più grandi di me e ricordo un grande campo pienissimo di gente, l’inizio con Space Oddity, la voce un po’ afona di Bowie ed una pessima acustica che lo fece arrabbiare non poco tanto da rompere una chitarra al termine di Station to Station e abbandonare il concerto dopo neanche un’ora di esibizione dicendo di non sentirsi bene. Delusione a parte per non aver sentito tutte le canzoni previste in scaletta, mi rimane il ricordo di lui sul palco elegante con camicia bianca e gilet nero e di essermi affacciato per la prima volta nella mia vita ad un concerto di quelli seri del mondo dei grandi, molto rock con tanto di chitarra lanciata sul palco dal Duca Bianco in persona.

Il concerto del 1996 al Palasport di Casalecchio di Reno (poi PalaMalaguti, in seguito Futurshow Station, oggi Unipol Arena) fu molto diverso: Bowie quella sera era parecchio in forma, sostenuto da una band di tutto rispetto con un sound pulitissimo che spaccava di brutto. Il concerto mi costò non poco, 50.000 lire + prevendita, fu molto fisico e potente, praticamente indimenticabile.

David Bowie 9 febbraio 1996 Casalecchio di Reno

Prima di questi due concerti mi ero avvicinato a David Bowie tramite una videocassetta VHS del Serious Moonlight Tour che vedevo da mio zio e che praticamente avevo imparato a memoria e tramite l’ascolto di alcuni suoi dischi che iniziavano già a far parte della mia collezione musicale e ne sarebbero diventati ben presto dei pilastri: Hunky Dory, The Man Who Sold The World, The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, Pin Ups, Diamond Dogs e Low.

Col tempo ho imparato a convivere con la musica di Bowie e ho conosciuto sempre meglio il suo incredibile personaggio che ha sicuramente segnato parecchi momenti della vita. Un bel ricordo recente è stata la mostra fotografica di Masayoshi Sukita che ho visto insieme ad Annalisa l’anno scorso alla Galleria Ono di Bologna: 40 scatti che mi hanno raccontato molto di Bowie e dei suoi cambiamenti. Le mie foto preferite sono quelle scattate a Kioto nel 1980, più intime e normali, meno glam rock delle altre più note e famose.

Photo by Sukita The Same Old Kyoto 1980
Photo by Sukita The Same Old Kyoto 1980
Photo by Sukita A Day In Kyoto 1980
Photo by Sukita A Day In Kyoto 1980

Ho continuato a seguire Bowie anche negli ultimi anni ed ho particolarmente apprezzato gli album Outside, Earthling e Hours che mi hanno lasciato dentro belle canzoni come Telling Lies, Thursday’s Child, Hallo Spaceboy e Strangers When We Meet. Non ho ancora ascoltato il recente Blackstar, uscito solo 3 giorni prima della sua morte, contenente quella Lazarus che fa tanto sperare che dopo altri 3 giorni possa tornare tutto come prima. Tutto calcolato David? Vero che torni? Dai, non sarai mica andato davvero a vedere se c’è vita su Marte!

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