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Italiani all’estero, nazionale e patriottismo

Un’estate di parecchi anni fa andai in vacanza in pieno agosto con alcuni cari amici a Monaco di Baviera. Una sera, dopo un lungo pomeriggio iniziato in birreria, tra un boccale e uno stinco, non so come finimmo a (s)parlare di patriottismo e concludemmo la serata nella stessa birreria convinti che alcuni di noi fossero indubbiamente più patriottici di altri (per la cronaca, io ero tra quelli che sentivano meno il senso di appartenenza alla propria nazione).

Da allora, quando mi trovo all’estero, mi capita di ricordare quella serata e, seppur le situazioni siano diverse (in birreria con gli amici è chiaramente tutta un’altra cosa) faccio ancora collegamenti e mi chiedo se il mio punto di vista sull’argomento è cambiato.

Ebbene, se fino a poco tempo fa avrei scritto che non mi muovevo d’una virgola dalle mie posizioni, oggi vi devo confessare che l’altra sera, mentre guardavo in una taverna greca la prima partita dell’Italia in questo campionato europeo, ho sentito un po’ vacillare le mie convinzioni. Guardate la foto di Taddeo in mezzo ai gestori della taverna (padre e figlio), aggiungeteci il particolare momento storico che sia Grecia che Italia stanno vivendo, metteteci anche che la nazionale di Prandelli mi sta più simpatica delle precedenti e che casualmente indossavo una maglietta completamente azzurra, ebbene sì, mi sono ritrovato a pensare che in fondo è impossibile non sentirsi italiani.

E a quel punto mi è tornato in mente quella canzone di Gaber che riassume perfettamente il mio pensiero e quello che vi voglio dire con questo post: “Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono

Questa sera l’Italia gioca la sua seconda partita, penso che tornerò in quella taverna!

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